28 Apr Ecco perché gli hashtag di Instagram non funzionano
Perché gli hashtag di Instagram non funzionano?
In questo ultimo periodo questa è una domanda che mi pongono di frequente. Sappiamo bene che c’è stato un calo drastico dei like e delle interazioni sui post Instagram, molti si chiedono se la causa è la poca (o nulla) efficacia degli hashtag di Instagram, altri accusano semplicemente il fantomatico e ormai sdoganato algoritmo, altri ancora credono alle favole, alle stelle e agli unicorni rosa (beati loro) e infine c’è chi “combatte la crisi” a suon di like, commenti e followers finti povere le aziende che incappano in questi “personaggini”, come li ho chiamati io in questo post.
Poi c’è una percentuale, invece, che cerca di sperimentare e studiare l’andamento della situazione che sta precipitando giorno per giorno, escogitando e cercando dei modi per ovviare al problema, magari farlo attraverso gli hashtag! Ed è questo che proveremo a fare oggi qui.
Ultimamente sul web sta girando un tool che indica se un account è “bannato” o meno, o addirittura è possibile verificare per singolo post il triste destino a cui ognuno di essi è destinato. Il sito in questione si basa sulla presenza di determinati hashtag utilizzati, che ne inficiano l’efficacia del post.
Come nel mio caso qui sotto, praticamente anche se provo con post singoli sono tutti bannati. Ora, io sinceramente, non ci credo molto in questo programmino. Semplicemente perché penso ci sia una sorta di filtro che coinvolge interamente alcuni profili, ma non credo dipenda solo dagli hashtag che non funzionano.
In ogni caso ho voluto andare oltre questa mia ipotesi e cercare nei meandri del web se ci fosse qualche tool in grado di misurare l’efficacia degli hashtag di Instagram che non funzionano. Ed ecco che su vari siti stranieri (che sono il più delle volte molto aggiornati) ho scovato qualche interessante strumento per misurare l’efficacia degli hashtag di Instagram.
Partiamo subito!
Il primo strumento si chiama Command, in realtà si tratta proprio di un’app (che al momento è disponibile solo per i possessori della mela ) per iOS.
L’applicazione non è del tutto gratuita, a parte il download, c’è un account premium da attivare a 11,49 euro al mese, dopo la prima settimana di prova.
L’app si presenta in modo non molto intuitivo, ma comunque abbastanza leggibile. Tra l’altro utilizza le stesse tonalità e colori dell’app di Instagram, quasi come se fosse un’app ufficiale
Nella sezione “Post stats” è possibile accedere a un insieme di dati tra cui:
- i post più popolari per like e commenti e anche quelli meno popolari;
- gli hashtag che funzionano di più divisi per post;
- una classifica divisa per settimane, mesi e anni con i post + popolari
Per quanto riguarda gli hashtag puoi visualizzare il numero medio di like e commenti totali per singoli hashtag.
Inoltre è possibile accedere alla funzione “Global stats” in cui è possibile visualizzare, scegliendo tra “Country” o “Timezone”, quali sono gli orari migliori e più efficienti per pubblicare su Instagram.
Una funzione molto interessante riguarda la possibilità di monitorare qualsiasi profilo presente su Instagram e tenere traccia di ogni dato.
Un altro valido strumento è senz’altro Keyhole. È un tool specializzato nella ricerca di hashtags, parole chiavi e metriche basate su username. Oltre a Instagram, analizza anche alcuni dati relativi a Twitter e Facebook.
Anche qui troviamo un periodo di prova gratuito per poter scoprire le varie funzionalità del software, dopo di ché c’è un account premium da attivare se si vuole continuare con l’utilizzo, ha un costo mensile base che parte da 132 dollari al mese. Non molto economico diciamo.
Tra le funzionalità più interessanti troviamo la possibilità di scaricare report in pdf e tracciare l’andamento dei singoli hashtag.
Io ho inserito l’hashtag del mio progetto #Ayellowmark e mi sono venuti fuori i post più rilevanti per popolarità, oltre a una nuvola di tag relativi al mio, direi molto interessante.
Oltre a mapparti l’utilizzo dell’hashtag in base al paese di provenienza.
Altre due caratteristiche che possono esser degne di nota (anche se da verificare quanto siano veritiere). La prima è la possibilità di ottimizzare l’engagement dei post in base alla lunghezza degli stessi. Ed anche qui potrebbe sembrare che regni sovrano il detto “Less is more”, poiché in questo screen possiamo vedere come i post con meno caratteri abbiano avuto una maggiore efficacia.
La seconda riguarda il numero ottimale di hashtag da utilizzare per avere il massimo dell’efficacia. Ovviamente anche questo non è un dato sicuro, però tentar non nuoce. Alla fine credo che sperimentare sul proprio lavoro sia la soluzione migliore per ottenere risultati.
Una delle cose che mi fa pensare molto di questo tool è che vengono presi in considerazione solamente gli hashtag inseriti all’interno della caption. Questo la dice lunga perché, probabilmente, se più di un servizio fa riferimento all’utilizzo massimo degli hashtag in un post Instagram qualcosa di veritiero ci sarà.
Finora tutti (o quasi), e anch’io come ho consigliato nel mio eBook “Guadagnare con Instagram“, abbiamo utilizzato il trucchetto per aggirare il numero massimo di hashtag utilizzabili in un singolo post (che sarebbe di 30). Il trucchetto in questione consiste nell’aggiunta degli hashtag nei commenti (dapprima) e subito dopo modificare la caption e aggiungerne altri 30 (max). Così facendo si ha un totale di massimo 60 hashtag.
Forse è stato proprio questo a far “imbestialire” Mark e i suoi addetti? Non sappiamo se realmente siano così suscettibili, ma è vero che stando ad alcune prove fatte da me stesso, alcuni post pubblicati seguendo le buone maniere (e cioè inserendo solo max 30 hashtag nella caption) non sono stati segnalati come “bannati” dal simpatico sito di cui ti ho parlato inizialmente. Ecco un esempio qui sotto.
Effettivamente il discorso degli hashtag che non funzionano (se inseriti in abbondanza) potrebbe essere valido. Perché una foto si dice che entri negli hashtag popolari se ha da subito un buon livello di interazioni (tra like e commenti). Quindi stando a questo tool i post appaiono negli hashtag inseriti all’interno della caption. In questo caso (qui sopra) ho inserito solamente gli hashtag lì, senza aggiungerne ulteriori anche nei commenti.
Ho studiato e rispettato passo passo ogni consiglio avuto da queste piattaforme e per ora sembra che i primi test diano un riscontro positivo.
Fammi sapere qui sotto nei commenti se ti va e se hai qualche riscontro positivo. Confrontiamoci per sconfiggere Mark 😄
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